È nel giorno del suo 77° compleanno che Antonio Meneghetti decide di esporre al pubblico il percorso interiore e scientifico che lo ha portato alla formalizzazione dell’Ontopsicologia, da lui definita come quello “straordinario nucleo di pensiero che ha cambiato la mia vita”. E non solo.
Il 9 Marzo2013 sono oltre 200 i partecipanti che da tutto il mondo presenziano presso il centro FOIL di Marudo alla conferenza dal titolo “Perché l’Ontopsicologia?” .Per capire l’importanza di questa nuova corrente, bisogna entrare nel travaglio che Meneghetti ha vissuto in quanto accademico, in quanto intelligenza che “ha cercato in più fontane e comprato più pani dai diversi forni di questo pianeta”. Passando attraverso correnti filosofiche, pensieri religiosi e orientamenti psicologici, Meneghetti sperimenta quel fallimento della possibilità di conoscere che solo chi è dotato di una certa disposizione e curiosità verso la ricerca sente bruciare come un’inconcepibile contraddizione.
“A me interessava capire e poi curare quello che era distonico nel soggetto. Io curavo, ma non capivo perché curavo”. Ed è in 10 anni di training solitario, svolto in più parti del mondo, che Meneghetti gioca tutto se stesso alla ricerca di quell’unità d’azione che è sottesa alla sanità dell’individuo, la cui esistenza non poteva essere smentita in ragione dei perenni principi di razionalità ontologica. Le 3 originali scoperte su cui si fonda la corrente ontopsicologica (campo semantico, monitor di deflessione, In Sé ontico) nascono quindi dal vivo della situazione, e non dalla mente di un accademico. Ed è per questo che risultano un’evidenza naturale a chiunque abbia una coscienza capace di leggere con reversibilità il reale.
Perché dunque l’Ontopsicologia? È la conditio sine qua non per togliere le contraddizioni. Perché “la vita non discute. La vita fa: o realizzi o sei fuori”. Senza fissità dogmatiche, ma anzi con apertura ad infinite applicazioni creative, ottenendo il meglio per sé e l’utile per gli altri.