Giornata Mondiale Salute Mentale, l’impegno dell’Iss

L’ISS è il maggiore Ente di ricerca pubblica in materia di salute in Italia, svolge attività di ricerca, controllo e consulenza tecnico-scientifica in molteplici settori e, quale organo tecnico/scientifico del Servizio Sanitario Nazionale, si pone naturalmente come un punto di riferimento nazionale per orientare/informare le politiche sanitarie sulla base di solide evidenze scientifiche. La ricerca in salute mentale è un settore molto produttivo tra le attività dell’ISS: include la ricerca di base sull’eziologia dei disturbi del neurosviluppo e delle malattie psichiatriche, la ricerca epidemiologica sui determinanti ambientali e sociali della salute mentale, la ricerca sulla prevenzione primaria e secondaria dei disturbi mentali e la ricerca sui servizi sanitari, nell’ambito di attività sostenute da progetti competitivi sia nazionali che internazionali. In parallelo con l’attività di ricerca, i ricercatori ISS garantiscono una presenza attiva e costante in tutte le sedi istituzionali, anche internazionali, impegnate nella elaborazione di strategie e politiche di promozione, prevenzione e cura della sofferenza mentale in tutte le età della vita.  Su questa base l’Iss è stato coinvolto nell’organizzazione del meeting G20 dedicato alla salute mentale tenutosi a Roma nel 2021, e nell’anno successivo nell’organizzazione del Global Mental Health Summit che ha avuto luogo a Roma nel 2022, contribuendo assieme al Ministero della salute alla stesura del documento finale dove il nostro Paese ha portato l’esperienza italiana nei campi della salute mentale di comunità e del ruolo del contesto di vita nella riabilitazione e nell’inclusione sociale delle persone con disturbo mentale, secondo una prospettiva ormai condivisa a livello globale.

Negli ultimi anni le azioni più rilevanti promosse dall’ISS hanno riguardato il contrasto dell’impatto della pandemia sui cittadini e sui servizi di salute mentale, il monitoraggio degli effetti della pandemia sulle fasce vulnerabili di popolazione (tra queste gli operatori sanitari, le donne in gravidanza e nel post partum, i familiari delle persone decedute per Covid), e l’avvio dell’indagine della sofferenza psicologica dei bambini e degli adolescenti, una vera e propria emergenza amplificata dalla pandemia.
L’impegno dell’ISS e la sua solidità scientifica nel campo è tanto più importante per la rilevanza del tema di cui oggi celebriamo la giornata mondiale. Nel loro complesso i disturbi mentali rappresentano infatti la seconda causa del carico di disabilità e mortalità prematura legato a tutte le malattie, comparabile a quello delle malattie cardiovascolari e superiore a quello delle malattie oncologiche. I disturbi dell’umore e d’ansia, insieme alla schizofrenia e ai disturbi da abuso di sostanze e alcol, sono quelli che contribuiscono maggiormente a questo carico. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il solo disturbo depressivo maggiore colpisce ogni anno circa 350 milioni di persone in tutto il mondo: numeri purtroppo destinati ad aumentare secondo le proiezioni che prevedono che nel 2030 il disturbo depressivo maggiore potrebbe diventare la patologia associata a maggiore carico tra tutte le malattie croniche. Numeri  significativi, e tanto più importanti perché la sofferenza mentale si riflette significativamente  sulla qualità della vita delle persone affette, in termini di relazioni familiari, attività lavorativa, e partecipazione alla vita sociale. Nei disturbi psichiatrici più gravi la compromissione della qualità della vita si accompagna anche ad una più alta morbilità e mortalità, quest’ultima legata non solo al rischio di suicidio purtroppo molto elevato, ma anche alla maggior frequenza nei pazienti di stili di vita meno salutari, di comportamenti a rischio e di minore cura di sé.

La pandemia da Sars-Cov2 ha messo in luce l’importanza della medicina territoriale nel nostro Paese e ha chiaramente indicato che la prossimità delle cure e il coinvolgimento tempestivo della rete dei servizi socio sanitaria può non solo contribuire a ridurre l’impatto delle emergenze, ma anche e in maggior misura a prevenire e a gestire tutte quelle patologie croniche che necessitano di cure integrate, come i disturbi mentali. I servizi dedicati alla salute mentale, al di là delle differenze tra Regioni, rientrano a pieno in un modello organizzativo ideale di integrazione con i servizi sociali e di comunità da un lato, e con i dipartimenti di Cure Primarie (MMG e PLS), i Servizi per le Tossicodipendenze, le Unità di psicologia dove esistenti, le UO di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, i Consultori dall’altro. Occorre investire risorse su tutta la rete sociosanitaria estendendo lo spettro delle possibilità curative e riabilitative ad un’area più vasta, non limitata al solo Dipartimento di Salute Mentale, nell’ambito di un approccio multisettoriale che investa anche altri settori, come quelli dell’istruzione e del lavoro. Investire in salute mentale significa investire nella salute nel suo complesso, ed ha anche considerevoli benefici sul piano economico: ricordiamo il messaggio efficace del l’OECD che per ogni dollaro speso in salute mentale se ne guadagnano quattro.
È dunque imperativo rafforzare i servizi sanitari pubblici prioritariamente attraverso gli investimenti sugli assetti organizzativi, sulla formazione degli operatori orientata al lavoro di équipe, alla collaborazione intersettoriale, alla comunicazione. Ma anche creare una rete diffusa a supporto del benessere psicologico delle persone in tutte le età della vita, a partire dall’infanzia. A questo proposito, la scuola costituisce un luogo privilegiato di prevenzione primaria, dove potrebbero aver luogo azioni positive e programmi psicoeducativi per la promozione fin dall’infanzia di stili di vita sani, affrontando fin dall’origine tutti i determinanti socio-culturali, ambientali, relazionali ed emotivi che influenzano la salute mentale e identificando il più precocemente possibile i bambini a rischio. Un’attività che i ricercatori dell’ISS stanno già svolgendo con progetti mirati, insieme ad attività di prevenzione secondaria su adolescenti e giovani adulti a rischio.
Inserire la salute mentale in tutte le politiche sanitarie e sociali: è questa una delle idee cardine del nuovo documento strategico sulla salute mentale adottato dall’Unione Europea nel giugno 2023,  che viene presentato a Bruxelles oggi in occasione della giornata mondiale della salute mentale. Trasformare in azioni concrete l’affermazione dell’OMS che “Non c’è salute senza salute mentale” significa considerare questo aspetto della salute in tutte le politiche di welfare, promuovendo l’inclusione sociale e lavorativa delle persone colpite da disturbi mentali. Questo è un modo concreto di combattere lo stigma della malattia mentale in tutte le sue forme. Sostenere politiche sanitarie integrate quindi; ma anche promuovere la ricerca preclinica e clinica in tutte le sue forme per avanzare le conoscenze verso terapie innovative ed efficaci, secondo una prospettiva traslazionale mirata al trasferimento alla pratica clinica delle conoscenze acquisite nel campo delle Neuroscienze e della Psicobiologia; facendo riferimento anche alla prospettiva della medicina personalizzata o di precisione, necessaria per migliorare l’efficacia delle strategie preventive, attraverso la considerazione di fattori di rischio diversificati, e terapeutiche, tramite trattamenti mirati al singolo paziente e alla specificità della sua condizione in base alla presentazione sintomatica e alla storia clinica.

Invero, il potenziamento della ricerca sia di base che clinico-epidemiologica in salute mentale mirata all’identificazione di fattori di rischio e di specifiche vulnerabilità anche associate all’età (di tipo biologico, sociodemografico, o ambientale, è fondamentale per attuare strategie di prevenzione primaria e per sviluppare approcci terapeutici ad elevata efficacia. È proprio a fronte della necessità di terapie innovative, che sarebbe auspicabile supportare studi sull’efficacia dell’integrazione di trattamenti di tipo farmacologico e psicoterapeutico, nonché di supporto psicosociale. È parimenti importante promuovere lo sviluppo di un sistema di monitoraggio degli esiti degli strumenti terapeutici utilizzati nella pratica clinica quotidiana, finalizzato alla produzione di dati condivisi utili per generare nuove ipotesi di ricerca.

 

 

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